Fermiamo la deriva di internet.

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Fermiamo la deriva di internet.

A 30 anni dalla nascita dell’idea del World Wide Web il suo ideatore, il ricercatore inglese Tim Berners Lee, lancia la proposta di un “Contratto per il web”, mettendo in evidenza quanto sia necessario stabilire norme, leggi e standard chiari che sostengono la rete.

Il 12 marzo 1989 Tim Berners-Lee presentò al proprio supervisore il documento “Information Management: a Proposal”. Il progetto dello stesso Berners-Lee e di un suo collega, il belga Robert Cailliau, si proponeva di elaborare un software per la condivisione di documentazione scientifica in formato elettronico indipendentemente dalla piattaforma informatica utilizzata. È da qui che prende forma la definizione di standard e protocolli per scambiare documenti in rete: il linguaggio HTML e il protocollo di rete HTTP. Nasce il World Wide Web.

Oggi Tim Berners Lee, con il suo messaggio, tocca temi sensibili sugli usi impropri di internet: dagli attacchi hacker, al profitto che sacrifica gli interessi degli utenti. Ma anche stigmatizza il degrado della qualità del discorso online, a volte caratterizzato da un linguaggio d’odio e dalla diffusione di disinformazione.

Sarebbe disfattista pensare che il web che conosciamo non possa essere cambiato in meglio nei prossimi 30 anni. Se rinunciamo a costruire un web migliore ora, non sarà il web ad averci deluso ma noi ad aver fallito”, afferma Berners Lee, rilanciando la sfida alla quale hanno aderito governi, aziende e cittadini che hanno a cuore lo sviluppo aperto e democratico di uno strumento oramai determinante per la nostra convivenza civile.

I governi devono trasferire leggi e regolamenti nell’era digitale, garantire che i mercati rimangano competitivi, innovativi e aperti. E hanno la responsabilità di proteggere i diritti e le libertà delle persone online”, afferma Tim Berners Lee in occasione dei 30 anni del web. “Le aziende devono fare di più per garantire che la ricerca del profitto a breve termine non vada a scapito dei diritti umani, della democrazia, dei fatti scientifici o della sicurezza pubblica. Piattaforme e prodotti devono essere progettati tenendo presenti la privacy, la diversità e la sicurezza“. E ancora: “gli utenti devono ritenere le aziende e i governi responsabili degli impegni che assumono, con entrambi che rispettano il web come una comunità globale con i cittadini al centro”.

Il contratto per il Web non deve essere un elenco di soluzioni rapide – spiega – ma un processo che segnala un cambiamento nel modo in cui comprendiamo la nostra relazione con la comunità online. Deve essere abbastanza chiaro da fungere da stella guida per il futuro, ma abbastanza flessibile da adattarsi al rapido ritmo del cambiamento tecnologico. È il nostro viaggio dall’adolescenza digitale a un futuro più maturo, responsabile e inclusivo. Il web è per tutti e abbiamo il potere di cambiarlo. Non sarà facile. Ma se sogniamo un po’ e lavoriamo molto, possiamo ottenere il web che vogliamo”.

Un impegno di tutti!